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“People & Planet Positive”: la posizione di IKEA
All’indomani dell’incontro dei vertici mondiali alla Conferenza sul Clima dello scorso dicembre, qual è la posizione di Ikea per garantire ai propri clienti un economia pulita e attenta all’ambiente?
La posizione di IKEA può essere riassunta dai tre punti della strategia globale sulla sostenibilità denominata “People & Planet Positive”. IKEA vuole:
- Ispirare e aiutare milioni di persone a vivere una vita più sana e sostenibile nella propria casa, offrendo prodotti e soluzioni che consentano di risparmiare, consumando meno energia e acqua, e di ridurre i rifiuti.
- Mirare all’indipendenza energetica e di risorse, ossia produrre più energia di quella che IKEA consuma, e assicurarsi che le materie prime di cui si serve siano gestite in modo responsabile.
- Contribuire a una vita migliore per le persone e per le comunità, ossia trasmettere il codice di condotta IWAY e i valori IKEA a tutte le persone che lavorano nella “value chain”, e collaborare con le comunità locali per migliorarne le condizioni economiche, sociali e ambientali.
L’applicazione di questi tre punti si traduce in un impegno continuo che attraversa tutta la catena di fornitura. Solo per fare qualche esempio ricordiamo che IKEA, per favorire la riduzione dei consumi a livello domestico, ha scelto di vendere e incentivare l’acquisto di soli corpi illuminanti LED; in partnership con il WWF ha sviluppato il progetto “Better Cotton” per garantire condizioni di vita migliori alle comunità coltivatrici, riducendo drasticamente l’uso di acqua e pesticidi; nell’ottica dell’economia circolare ha iniziato ad inviare parte dei rifiuti prodotti a fornitori specializzati che li utilizzano per realizzare nuovi prodotti. Il tappetino per computer SKRUTT è realizzato utilizzando anche gli imballaggi in film plastico provenienti dalla maggior parte dei negozi Italiani.
Ikea sta investendo molto nell’energia rinnovabile, eolica e solare, quali sfide e obiettivi si vuole raggiungere per contrastare il cambiamento climatico?
Il contrasto ai cambiamenti climatici si realizza in vari modi, tra questi l’uso oculato delle materie prime al fine di ridurre al minimo gli sprechi, la gestione razionale ed efficiente dei trasporti, l’offerta di prodotti che possano contribuire alla riduzione dei consumi a livello domestico e, ovviamente, la produzione di energia da fonti rinnovabili e l’efficienza energetica promossa ad ogni livello. IKEA si è posta l’obiettivo di produrre, entro il 2020, più energia da fonti rinnovabili di quella consumata nel complesso dalle proprie attività. Alla fine del FY15* la produzione da fonti rinnovabili ha coperto il 53% del fabbisogno energetico complessivo. Le fonti principali di approvvigionamento sono state l’energia solare, l’energia eolica e la biomassa. Dal punto di vista dell’efficienza energetica tutti i settori di attività hanno migliorato le proprie prestazioni e, i soli negozi, hanno ridotto nel FY15 i propri consumi del 15%, rispetto al FY10 a livello global, mentre l’Italia, nello stesso periodo, ha ridotto i propri consumi del 31%.
*Anno fiscale 2015: periodo compreso tra il 1 settembre 2014 ed il 31 Agosto 2015
Le nuove regolamentazioni europee impongono di limitare l’uso di apparecchiature di condizionamento e riscaldamento contenenti F-gas e obbligano le aziende a sostenere controlli di prevenzione e manutenzione di questi impianti. Qual è la posizione di Ikea nei confronti dell’utilizzo dei gas fluorurati?
IKEA non ha ancora assunto una posizione ufficiale in relazione all’utilizzo dei gas fluorurati, in attrezzature destinate alla climatizzazione degli ambienti, ma ne effettua la gestione sulla base di quanto previsto dalla normativa vigente. A questo proposito mi sento però di fare una riflessione del tutto personale: l’utilizzo di attrezzature per il condizionamento, quali le pompe di calore ad alta efficienza, grazie agli alti rendimenti delle macchine di ultima generazione, consente di ridurre notevolmente il consumo di energia e di eliminare l’utilizzo del gas o altri combustibili fossili per il riscaldamento invernale. Nel caso in cui tali attrezzature sono alimentate da energia proveniente da fonti rinnovabili non sono presenti altre emissioni dirette, fatta eccezione per quelle che si potrebbero generare da eventuali fughe di FGas. Se consideriamo poi che le pompe di calore ed i chiller, destinati alla climatizzazione delle grandi utenze, sulla base del quantitativo di gas fluorurati contenuti nei circuiti, sono sottoposti a controlli semestrali, trimestrali o continui allo scopo di rilevare eventuali fughe, possiamo ritenere bassa la probabilità che tali sostanze vadano disperse in atmosfera. Completamente differente è l’installazione di tali attrezzature ad uso domestico, dove i controlli sono praticamente assenti e l’utilizzo principale è il raffrescamento dei locali nel periodo estivo. In questo caso sarebbe probabilmente più opportuno sviluppare politiche che portino a riqualificare gli edifici esistenti e sviluppare quelli di nuova costruzione con l’obiettivo, tra gli altri, di limitare al minimo l’utilizzo di attrezzature che utilizzino gas fluorurarti a effetto serra.